Nella mia vita precedente lavoravo come ITP in un Liceo, proprio nel suo laboratorio di Fisica. Per quel tipo di esperimenti si utilizzava un tubicino di bronzo o ferro o alluminio o rame o zinco o altro metallo in cui si faceva passare un flusso di vapore (quindi a circa 90-100°) di cui si misurava la temperatura. Il tubicino era lungo 80 cm e, passando da 18-20 a 90-100 gradi si allungava, nel caso dell'alluminio (metallo che ha un elevato coefficiente di dilatazione lineare) di 1.68 mm (se i calcoli che ho fatto or ora a distanza di tempo sono esatti; con deltaT = 75°). Un allungamento assai ridotto ma apprezzabile. Tale allungamento veniva amplificato fissando un pezzetto di carta vetrata al tubicino. La carta vetrata raschiava su un perno (del diametro di 4 mm se ben ricordo) a cui era collegato un ago che amplificava di molto la lettura di questo allungamento. Con un opportuno dimensionamento di questo perno e della lunghezza dell'ago (10-15 cm) si poteva addirittura leggere l'allungamento (in decimi o centesimi di millimetro) su una scala graduata circolare, quindi con una ottima precisione. Si potevano realizzare quindi validi grafici temperatura/allungamento che, a mio modesto avviso, sono ben più validi didatticamente rispetto ad una "scatola nera" (termine fisico che definisce un oggetto il cui funzionamento interno non è conosciuto nè interessa ai fini del suo utilizzo) quale è in questo contesto uno smartphone.
Dimenticavo: se si intende procedere con il metodo fotografico fin qui analizzato non bisogna dimenticare di valutare gli errori dovuti alla deformazione non lineare dell'immagine ripresa, posto che sicuramente la distanza smartphone-oggetto è assai ridotta e quindi entra in funzione una specie di fish-eye. A questo si può in prima battuta ovviare sovrapponendo una scala graduata hardware, non software.
Mi sono sbizzarrito in questioni che con B4A non hanno nulla a che fare; scusate.